La riscoperta di un testo autografo di Shakespeare, mai rappresentato prima in Italia. Un’opera di eccezionale importanza per meglio comprendere chi fosse realmente il più grande autore di teatro della storia.
Chi era davvero William Shakespeare?
Giampiero Pizzol e Otello Cenci
Andrea Carabelli, Giampiero Bartolini, Giampiero Pizzol, Andrea Soffiantini e Isotta Ravaioli
Otello Cenci
Drammaturgia
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Un evento unico!
La riscoperta di un testo autografo di William Shakespeare, mai rappresentato prima in Italia. Un’opera di eccezionale importanza per meglio comprendere chi fosse realmente il più grande autore di teatro della storia. Chi era davvero William Shakespeare? Dopo quattrocento anni abbiamo finalmente scoperto la verità? Tante sono le informazioni in nostro possesso, ma possiamo dire di conoscere veramente il bardo?
La rivelazione della vera identità di un uomo non traspare attraverso documenti e date, si scopre l’animo dell’uomo attraverso ciò che mangia, chi e che cosa ama, quello che pensa, spera, crede, vive e… naturalmente, scrive!
Shakespeare scrive di suo pugno questa sconosciuta e misteriosa opera dedicata a Thomas More, ma perchè? Con un Amleto o un Enrico, William ha guadagnato bene, con un Thomas More rischia di perdere non solo gli incassi ma la vita. Dunque se un’azione costa tanto, deve valere tanto. Che cosa spinge il bardo a voler mettere in scena una storia tanto recente (accaduta poco più di 40 anni prima) e scomoda (Thomas ci aveva rimesso la testa e altrettanto rischiava William)? In una notte di prove, discussioni, slanci e rinunce, incontreremo il vero William Shakespeare alle prese con il grande dilemma: Essere o non essere Thomas More?
Dopo l’impresa di Manalive, commedia tratta dal romanzo di G.K. Chesterton, ecco Otello Cenci e Giampiero Pizzol alle prese con un altro autore anglosassone, forse il più grande di tutti: William Shakespeare. E nuovamente fare i conti con un uomo vivo: Thomas More. Il cancelliere inglese conquista il popolo, i nobili e perfino, William Shakespeare, attraverso il suo impegno di filosofo e primo ministro, ma anche attraverso il suo arguto e fantasioso pensiero che lo porta a muoversi sulla scena politica unendo alla fede uno spiccato senso dell’umorismo.
Un grande uomo davanti a cui sorgono naturali, ieri come oggi, grandi domande: è possibile rischiare la vita per un ideale? C’è un punto in cui giustizia e misericordia s’incontrano? Una società giusta è niente più che uno scherzo, un’utopia? E’ possibile vivere la fede con un sano umorismo?
L’opera è tratta dal testo manoscritto di Shakespeare, Munday, Chettle, Dekker, Heywood scritto intorno al 1595-1600 a poco più di sessant’anni dalla morte di More avvenuta nel 1535 con l’accusa di alto tradimento per essersi rifiutato di firmare l’Atto di Supremazia di Enrico VIII. dramma è stato messo in scena integralmente per la prima ed unica volta solo nel 2005 dalla Royal Shakespeare Company e tradotto e pubblicato in Italia nel 2014 da Lindau.
Il caso More nell’opera di Shakespeare
Del grande William Shakespeare noi abbiamo mirabili opere trascritte da copisti, ma di suo pugno solo sei firme e uno straordinario foglio manoscritto che appartiene a un’opera mai messa in scena ai suoi tempi: Thomas More. Tra l’ altro questo foglio getta una sorprendente luce su un dramma contemporaneo, infatti contiene uno splendido discorso di More in difesa degli immigrati stranieri che a causa delle guerre in Europa si accalcavano sulle coste dell’ Inghilterra e spesso venivano cacciati e osteggiati dagli inglesi.
Perché l’Autore di Amleto, Romeo e Giulietta, Macbeth, Enrico V, Sogno di una notte di mezza estate e commedie e tragedie tra le più famose del mondo, ha scritto insieme ad altri autori elisabettiani un dramma dedicato alla figura di Thomas More? E perché non fu mai rappresentato?
Noi sappiamo che questo personaggio è uno dei più complessi dell’Umanesimo, politico, filosofo, primo ministro decapitato per la sua opposizione al potere assoluto dello Stato, amico di tutti gli intellettuali e artisti del tempo tra cui Erasmo da Rotterdam che gli dedicò l’Elogio della Follia, legato al pensiero cattolico in un periodo di lotte religiose, fautore inascoltato di una pace europea.
Scrivere un dramma dedicato a questo uomo politico era a quei tempi molto rischioso e significava esporsi a censure e repressioni, infatti More non ha mai accettato la Supremazia del Re come capo della chiesa e ha sempre osteggiato lo scisma anglicano.
Perchè Shakespeare decide di rischiare la carriera e la vita? Quale mistero si nasconde nella collaborazione con tali autori? Tra questi addirittura quel Monday che lavorava come spia al servizio della Regina, responsabile della cattura e della morte di tanti oppositori e sacerdoti? Come mai Shakespeare sceglie questa pericolosa strada? Qual’è il segreto accordo fra questi cinque scrittori? E’ la sua fede cattolica a muoverlo verso questo grande santo? Oppure un progetto di cambiamento politico della società inglese? Abbiamo dunque, dopo lo Shakespeare in love, uno Shakespeare politico o uno Shakespeare religioso? I misteri sul Bardo sono tanti, ma questo resta ancora più oscuro degli altri.
Anche noi vogliamo rischiare di aprire le pagine di quest’opera e, mettendo sulla scena lo stesso Shakespeare, tentare di seguire le orme del suo Thomas More per trovarne l’attualità nel mondo contemporaneo dove la politica sembra essere tanto svilita e le scelte più importanti della vita si perdono nelle nebbie di amletici dubbi.
Seguire Shakespeare è sempre un’avventura magnifica, un viaggio comico e drammatico che dal Seicento giunge fulmineo al mondo di oggi: basti pensare al monologo di More contro la pena di morte o alla sua difesa degli immigrati che premevano alle coste dell’Inghilterra come ora premono a quelle dell’Europa o alle sue umoristiche risposte al processo che lo vede imputato per il reato d’opinione. Al termine del viaggio sappiamo già quale sarà la fine, ma forse l’Autore che ama gli uomini tramuterà la giustizia in misericordia, l’amaro in dolce e il pianto in sorriso perchè la morte del giusto porta frutti non di vendetta ma di pace.